25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne
È passato un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin e altri nomi si sono aggiunti, e rimasti anonimi, di ragazze, adulte, anziane, persone trans uccise. Ad oggi sono 104 i femminicidi, trans*cidi e lesbicidi registrati nel 2024.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
Perché il 25 Novembre?
Fu in questo giorno, nel 1960, che nella Repubblica Dominicana furono malmenate, violentate e infine massacrate a colpi di bastone tre donne indomite e coraggiose, le sorelle Mirabal: Minerva, Patria e Maria Teresa, attirate in un’imboscata dai servizi segreti del dittatore Trujillo, mentre si recavano a far visita ai loro mariti prigionieri. I loro corpi furono gettati in un precipizio con la loro auto, per simulare un incidente automobilistico.
Nel nostro Paese è uccisa, mediamente, una donna ogni tre giorni.
Sono quasi un milione e mezzo le donne che, nel corso della loro vita lavorativa hanno subito violenza fisica o ricatti sessuali. Quando una donna subisce ricatti sessuali, nel 90% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro, e meno dell’1% lo ha denunciato alle forze dell’ordine.
Il 25 Novembre è anche l’inizio di un periodo di 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, che precedono il 10 Dicembre, giornata mondiale dei diritti umani. Il “fil rouge” che lega queste due date è a confermare che la violenza di genere è una violazione dei diritti umani.
Nel 2023 si sono verificati 334 omicidi (+3,7% rispetto al 2022): 117 donne e 217 uomini. L’aumento ha riguardato soltanto le vittime di sesso maschile (+10,7% rispetto al 2022), mentre le donne uccise sono diminuite (-7,1%).
Le vittime sono in prevalenza cittadini italiani (74%), per il 26% stranieri.
Il 94,3% delle donne italiane è vittima di italiani, il 43,8% delle donne straniere di propri connazionali.
Il contesto in cui avvengono gli omicidi di donne è prevalentemente quello familiare/affettivo (81% circa) senza differenze significative per età.
Il rischio di essere uccise da un partner non si differenzia a seconda delle età (a partire dai 18 anni).
Le donne italiane vengono uccise dai partner, attuali o precedenti, nel 51,5% dei casi, le straniere nel 68,7%.
Tuttavia, già a partire dalle informazioni disponibili (relazione tra vittima e autore, movente, ambito dell’omicidio) è possibile fornire una stima del fenomeno: sono 63 le donne uccise nell’ambito della coppia, dal partner o ex partner.
E infatti, se la violenza è strutturale, la reazione del governo Meloni è chiara: la retorica della prima donna premier è facilmente contraddetta dagli atti.
L’attacco subdolo all’aborto sancisce l’alleanza con le organizzazioni antiabortiste, e passa per lo smantellamento dei consultori. In questo quadro Il D.D.L. Sicurezza è solo la punta dell’iceberg della deriva autoritaria e machista che attacca diritti e libertà, incrementa la circolazione delle armi, prevede il carcere anche per le donne in gravidanza o con figli piccoli.
Occorre rivedere i parametri di un sistema di prevenzione che si rivela insufficiente, spesso inefficace, nonostante gli sforzi delle istituzioni delle associazioni e del mondo del sindacato.
Rifondare il linguaggio, rieducare ad una visione dei rapporti di genere che rifugga gli stereotipi, a partire anche dalle scuole primarie, è questo l’obiettivo per una società basata sul rispetto della donna in quanto tale.
A cura dello Spi Cgil di Salerno